di Sergio Ganzitti
Il depliant di presentazione della mostra “i tomaz – Mostra delle maschere lignee carnevalesche del Tarcentino” tenutasi a Tarcento nel Palazzo Frangipane nell’estate del 1987 a cura del C.I.C.T. (Centro Iniziative Culturali Tarcento) terminava così: “per concludere noi vorremmo che questa rassegna costituisse uno stimolo, una proposta a ravvivare questa affascinante esperienza nella sua versione friulana. E non dimentichiamoci che il Friuli, come diceva Ippolito Nievo, è un piccolo compendio dell’universo”. Questa affermazione è stata per me uno stimolo, dapprima come amministratore comunale, e successivamente come socio dell’associazione “i Mascarârs di Tarcint” a dare continuità a quanto iniziato pioneristicamente allora.
Essendo assai ridotta la documentazione inerente il carnevale tarcentino sin da subito mi sono impegnato a raccogliere il materiale esistente integrandolo con interviste agli ultimi testimoni. Quello scritto era il frutto dei lavori di ricerca eseguiti soprattutto dei coniugi Luigi Ciceri e Andreina Nicoloso, di Meni Ucèl Otmar Muzzolini e di pochi altri. Utili sono stati alcuni articoli tratti dal Pignarûl, l’annuale pubblicazione curata dalla Pro Tarcento. Qui a fianco una pagina del giornalino della scuola elementare di Ciseriis dove una scolara, nel 1928, scriveva “Ci siamo fatte le maschere da noi scavando dei tronchi d’albero”. La ricerca del materiale fotografico è stata ancor più difficile in quanto era assai ridotto l’uso della macchina fotografica se non per manifestazioni o eventi importanti. La fortuna, ma anche la perseveranza, nel cercare mi ha premiato col ritrovamento, nei primi anni Duemila, presso la famiglia di Sergio Micco delle due fotografie, una che ritrae il gruppo a bello e l’altra quello a brutto divenute ormai il simbolo del nostro carnevale. Nello stesso periodo Ferruccio Vidoni mi ha messo a disposizione le fotografie che ritraggono le Grandi teste, maschere in cartapesta che soppiantarono i tomâts. Ma due sono le immagini acquisite quest’anno: una, messami a disposizione dalla famiglia di Attilio Vidoni, che ritrae il passaggio dal carnevale tradizionale a quello delle sfilate con le grandi teste e l’altra, grazie a Marisa Muzzolini, che ritrae la Bande rabiose, il gruppo musicale che accompagnava i mascherati. Uno stimolo ad una ulteriore ricerca me lo ha dato l’aver visto su un quotidiano locale del 15 febbraio 1956 due articoli graficamente affiancati che trattano l’uno del Carnevale in Alto Adige e le sue maschere di legno, di autore ignoto, ed uno dell’emigrazione friulana ad Unkomaas in Sudafrica a firma di Chino Ermacora. Mi son chiesto, è possibile che il cantore tarcentino non abbia scritto niente sul nostro carnevale? Un grazie ai presidenti di questa associazione che, assieme ai soci, hanno portato avanti negli anni una copiosa attività: Fabio Polla, Ezio Cescutti e Kabyr Frisano. Devo ringraziare i tanti fotografi che negli anni hanno contribuito ad arricchire il patrimonio fotografico della nostra associazione e quindi di questa pubblicazione. Un grazie inoltre a tutti coloro che hanno permesso, anche in forma anonima, la pubblicazione di questo mio lavoro.